La Repubblica tradita by Giovanni Valentini

La Repubblica tradita by Giovanni Valentini

autore:Giovanni Valentini [Giovanni Valentini]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Paper First
pubblicato: 2018-07-14T16:00:00+00:00


8. Patto con il diavolo

Ero da pochi giorni in vacanza sull’isola di Creta, nell’estate del 2005, quando a fine luglio mi raggiunse per telefono un’infausta notizia da Roma. E ricordo bene che per me fu uno choc, come un dolore o un lutto improvviso.

Il Giornale della famiglia Berlusconi annunciava al suono delle fanfare che De Benedetti aveva raggiunto un accordo con il Cavaliere accettando una sua partecipazione paritaria – per 50 milioni di euro – nel fondo “Management & Capitali”, da poco costituito dall’Ingegnere per il salvataggio e il rilancio di imprese in crisi. Oltre alla Fininvest, nella compagine figuravano anche Luca Montezemolo, Diego Della Valle e altri imprenditori.

Passai una notte insonne, sprofondato in una poltrona della mia stanza, gambe e piedi poggiati su uno sgabello, con lo sguardo perso sull’incantevole baia di Elounda fino alle prime luci dell’alba. Stentavo a credere che De Benedetti, editore del gruppo L’Espresso e di un giornale come Repubblica, potesse scendere a patti con Berlusconi, allora a capo del suo terzo governo. I due “eterni rivali” si ritrovavano dunque sotto lo stesso tetto di una nuova società, per fare affari insieme. Una “bomba”, diciamo pure uno scandalo, un’indecenza.

È vero che pecunia non olet, come sentenziavano gli antichi romani nella saggezza e nel cinismo del loro potere imperiale. Ed è anche vero, come riconosce il più moderno pragmatismo anglosassone, che business is business. Ma quello fra l’Ingegnere e il Cavaliere sembrava davvero un pactum sceleris, un patto scellerato, inaccettabile per noi e soprattutto per i lettori.

Rimuginai tutta la notte sul da farsi, ripromettendomi di chiamare il giorno dopo Scalfari e Caracciolo per conoscere direttamente le loro reazioni e comportarmi di conseguenza. Tanto più che proprio alla vigilia delle ferie estive il mio vecchio e fraterno amico Antonio Padellaro, appena subentrato a Furio Colombo alla guida dell’Unità, mi aveva proposto di andare a lavorare con lui, lasciandomi l’alternativa fra il ruolo di condirettore o di direttore editoriale. E in quel momento di contrarietà e di preoccupazione, la prospettiva mi appariva ancor più lusinghiera e allettante.



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